Piccoli tesori sono nascosti in ogni angolo nel nostro Sud,
Noi raccontiamo la loro storia perché tu possa conoscerli ed apprezzarli!
Situata nell’alto Ionio cosentino, Amendolara prende il nome dalla grande quantità di mandorle che ha prodotto in tempi passati (Amigdalaria = mandorleto), e dal 1992 ha sede in questo territorio il Museo Archeologico Nazionale dedicato al dott. Laviola, studioso ed appassionato di antichità, impegnato anche nella salvaguardia e custodia del patrimonio storico e archeologico della sua terra.
Amendolara, borgo delle mandorle
I continui ritrovamenti archeologici fanno ritenere che il nucleo abitativo esistesse già nell’età neolitica e protostorica (XVI-VII sec.a.C.), nell’età del bronzo e prima della colonizzazione greca (VI sec. A.C.), quando il mitico Epeo (ideatore e realizzatore del cavallo di Troia) guidò un gruppo di coloni che si insediarono nella zona e fondarono la città di Lagaria.
In epoca romana esisteva una stazione di posta della via litoranea che ebbe probabilmente nome Statio ad Vicesimum (a venti miglia dalla città di Thurii) i cui resti (in particolare un sistema di cisterne per l’approvvigionamento idrico) sono stati rinvenuti nella zona dell’attuale “masseria Lista”.
Dopo l’epoca romana vi furono fondate un’abbazia bizantina e quindi un’abbazia cistercense, mentre nel territorio sono presenti grotte eremitiche. Intorno al 1000 venne costruito il castello, che passò in successione a numerose famiglie nobili.
Nel XV secolo vi nacquero Pomponio Leto e Facio Patarino e nel XVI secolo si ebbero la costruzione del Convento Domenicano e della cosiddetta “Torre Spaccata”
Nel XIX secolo vi fu una massiccia emigrazione, soprattutto verso l’Argentina e l’Italia settentrionale. Dopo la prima guerra mondiale si ebbe una ripresa agricola e l’introduzione della coltura dei piselli. Il XX secolo vide un massiccio sviluppo edilizio e si ebbero i primi ritrovamenti archeologici.
Il Museo dedicato al Dott. Laviola
La collezione Laviola si compone principalmente di reperti metallici e frammenti ceramici del periodo protostorico (XII-VIII sec. a.C.), già conservati nel piccolo Museo Civico, istituito negli anni sessanta.
Ad arricchire il nucleo centrale della collezione ci sono i reperti provenienti dagli scavi eseguiti fra la fine degli anni sessanta e gli anni settanta dalla Soprintendenza della Calabria e coordinati dalla prof.ssa Juliette de la Genière, che hanno portato alla luce le aree sepolcrali site in località di Paladino e Mangosa e il relativo abitato arcaico di S. Nicola.
Il percorso museale si snoda attraverso le varie fasi di frequentazione di un sito fra i più importanti e significativi dell’Alto Ionio, in cui alla civiltà indigena dell’età del Bronzo, prima, e dell’età del Ferro poi, si è succeduta ed amalgamata la civiltà del popolo greco colonizzatore senza una sostanziale e lacerante frattura, come è, invece, evidente in altri siti dell’area, completamente scomparsi con l’avvento dei Greci.
Nel Museo sono documentate, anche se in misura minore, poiché non indagate da regolari ricerche archeologiche, le successive fasi di vita fino alle epoche più recenti.
Due informatori multimediali, disponibili in quattro lingue, attraverso filmati, commenti e testi ripercorrono le tappe del popolamento del territorio di Amendolara dalla preistoria ad oggi.
Indirizzo:
Piazza Giovanni XXIII
87071 Amendolara
Orari apertura:
Lunedì-Sabato 8.00-17.00;
Domenica 8.00-14.00

Marco di SSE
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