Lo Studio Museo Francesco Messina, ex Chiesa di San Sisto a Milano, ha presentato al pubblico la mostra 80 mq di silenzio. Domenico Fazzari, andata in scena dal 7 luglio al 1 ottobre 2017. L’esposizione ha proposto una riflessione sul senso dei luoghi e del tempo incentrata sul tema delle rovine di due chiese nel nord e nel sud Italia, una a Milano e una in Aspromonte.
Calabrese di nascita e di memoria, Domenico Fazzari vive e lavora tra Milano e Mammola (RC) dove è nato il 12 febbraio del 1970. Tra questi due luoghi ha cominciato a dipingere paesaggi, dopo una lunga strada iniziata diplomandosi all’Istituto d’Arte a Locri e alla Scuola di illustrazione del Castello Sforzesco, a Milano.
Vita e Arte
Si accosta sin da piccolo all’arte. Ha un fratello pianista, che lo conduce su sfumature musicali, colorate d’armonia, e come un maestro ha la capacità di comporre spazi musicali e poetici.
Inizia con la pittura, prima a tempera, poi con gli acrilici, china, olio, acquarello…
Le tecniche seguite sono diverse, così come le numerose guide di maestri delle più svariate esperienze artistiche e culturali.
Ha frequentato l’Istituto d’Arte a Locri (RC), per trasferirsi successivamente a Milano.
La sua personalità lo conduce nel campo dell’arte della regione Lombardia, ed entra in stretta amicizia con ambienti nuovi e stimolanti.
Portato a sperimentare e ad apprendere tecniche nuove nel campo della pittura e della fotografia, inizia ad interessarsi anche al teatro.
Questa ricerca lo conduce a lavorare con personalità in campo teatrale, pittorico e fotografico: ma è la ricerca fotografica che emerge nella sua pittura.
Domenico Fazzari dipinge con stile ed equilibrio; come Giorgio Morandi, lui si sofferma su tenue e sofisticate velature, che arricchiscono l’armonia della composizione spaziale.
Fotografia e pittura sono discipline dibattute sul campo dell’arte contemporanea attuale.
Il suo repertorio spazia dall’architettura sognata alla scultura materica, dal supporto in legno alla fotografia, con semplicità, con abilità, con metodo.
Il colore, ora vivace, successivamente lucente, ritorna ai grigi tenui e poetici.
Percorre geometrie soffuse, delicate, con pennellate alla Cezanne, per contribuire al cubismo in senso visivo, con spazi e piani definiti dal colore, e dimensionati dalla poesia.
L’artista, comprende lo spazio, e lo conquista con prospettive a volo d’uccello, nel suo paese, Mammola, raggiungendo il suo incantevole centro storico, con strade medievali e geometrici palazzi.
Domenico Fazzari assimila il significato storico e artistico della sua Mammola, trasferendo su pannelli in legno, colori acrilici, con mistero e luce, con atmosfere velate e linee cercate, con aperture verso un nuovo futuro, un viaggio poetico e visivo, dimensionato con masse di volume ottenuto con la gestualità, modi di riprendere come le vedute di Sironi, con spazi ben definiti e caratterizzati dalla curva di linee che vanno verso la pace e l’armonia.
Lui rincorre la forma, la studia, la dipinge, per incontrare l’antico mondo delle fiabe, con scenari universali e misteriosi. Infiniti studi visivi percepiti in una delicata superficie, ispirata da un arte personalizzata dal concettuale, ed espressa con la ricerca del volume.
L’infinita gamma stilistica dell’artista pone il fruitore a confrontarsi con spazi vastissimi, individuando la struttura del colore, con gli elementi della natura, vista dall’artista in chiave astratta e ribaltata con piani ottenuti dalla pennellata.
Con luci raffinate, applicate su legno, Domenico Fazzari comprende che con la meditazione cambia il senso dello spazio e del tempo.
L’artista contemporaneamente ritrova il processo di ricerca, che lo porta alla costruzione di un nuovo spazio, nell’allestimento dello spazio scenico per gallerie contemporanee all’aperto, individuate nel centro storico, e materializzate dall’artista postmoderno.
Mostra
La mostra ha indotto i visitatori ad una riflessione sul senso dei luoghi e del tempo incentrata sul tema delle rovine di due chiese nel nord e nel sud Italia, una a Milano e una in Aspromonte.
L’ex Chiesa di San Sisto, la cui abside è andata distrutta nei bombardamenti della Seconda guerra mondiale, ha ospitato un dipinto scenografico di 80 metri quadri di Domenico Fazzari che ritrae l’abside della Chiesa di San Salvatore ad Africo (RC), in Aspromonte, la sola architettura significativa sopravvissuta dopo l’alluvione del 1951, e da allora abbandonata.
L’enorme scenografia innescava un dialogo tra i due luoghi, strutturalmente simili e accomunati da una storia di distruzione, e invitava alla ricerca della loro identità passata e della loro memoria, facendoli rivivere l’uno nell’altro.
Il silenzio, citato nel titolo dell’esposizione, rappresentava la condizione dello spettatore di fronte alle rovine e ai luoghi abbandonati, siano essi la conseguenza di un’azione della natura o della violenza umana. In questo suo dipinto il paesaggista Domenico Fazzari ha dato voce alle rovine di Africo, e consentito così alla chiesa abbandonata di essere nuovamente vista e vissuta, e a San Sisto di recuperare temporaneamente l’abside perduta
L’arte è il punto di partenza per la rinascita dei luoghi, dei borghi calabresi e non solo, che vanno via via spopolandosi rimanendo abbandonati a se stessi come piccoli musei a cielo aperto.

Marco di SSE
Commento
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